Ciao Reader!
Oggi sono tornata con una recensione: il libro s’intitola Paura di vivere scritto da Valentina C.
Paura di vivere scritto da Valentina C. è un contemporary romance, primo volume di una tetralogia intitolata Montgomery Series scritta a otto mani da Erika Castigliano, Gioia de Bonis infine Sara Mangione.
Ogni libro della serie è autoconclusivo con protagonisti e personaggi presenti nel primo volume, quindi per capire meglio tutte le storie, consiglio di partire dal primo.
«Si sposta nell’interno coscia e… È come quando soffi su un dente di leone. Basta un soffio leggerissimo per farlo volare. La stessa sensazione che provo io in questo momento.»

Paura di vivere scritto da Valentina C
Sono rari i momenti in cui do cinque stelle a un libro; non mi sbilancio mai più di tanto, ma questa lettura mi ha sconvolto.
Sì sconvolto è la parola giusta, ma anche struggente.
Paura di vivere è una lettura che ti avvolge l’anima, ti culla fin dall’inizio, rimani incollato alle pagine ore e ore senza mai staccarti perché ti cattura, sei avido di conoscere la storia, tutti i misteri nascosti e di scoprire il finale; ogni capitolo ti domandi sempre “cosa succederà?“, perché nulla è scontato in questo libro.
Le tematiche trattate nelle pagine sono importanti e vengono trattate con una delicatezza e raffinatezza unica; non è mai facile parlare di argomenti come la violenza fisica e le sue conseguenze nell’anima e nel corpo di chi le subisce, violenza psicologica, il suicidio, l’autolesionismo e i disturbi psichici, si rischia sempre di poter cadere nel banale invece la storia d’amore (a mio parere) fa solo da sfondo, come un escamotage per poter snocciolare i problemi e cercare di dare anche un messaggio a chi soffre e/o ha sofferto di queste problematiche ossia il parlare; aprirsi con gli altri che sia una psicologa o la famiglia o un’amica, non importa, bisogna parlare, così da poter trovare una soluzione e un appoggio, anche solo un abbraccio, può fare la differenza.
Bisogna ricordarsi che in due, il dolore si sopporta meglio, sapere che ci sarà sempre una spalla su cui piangere o contare, è un grande aiuto psicologico, sapere che non si è mai soli e che c’è sempre qualcuno pronto ad aiutarci.
Altro tema trattato è la famiglia; nelle pagine di questa lettura, vengono descritte ben due tipi di famiglie, una l’opposto dell’altra: la prima è la famiglia Knox, esempio palese di una famiglia tossica, il capo della famiglia è un vero padre-padrone, non è interessato ai sentimenti del figlio o della propria moglie (infatti non farà altro che tradirla e mostrare solo la sua ricchezza), neanche davanti a una malattia si addolcisce anzi, passa sulle persone, le schiaccia, come formiche poiché interessato solo ai soldi e tratta le persone come merce su cui può guadagnare.
L’opposto degli Knox è la famiglia Montgomery, nonostante il denaro che non gli manca certamente, sono umili, uniti, ogni membro può contare sull’altro, ognuno conosce l’altro a pieno, basta un singhiozzo in più per farli scattare e capire che c’è qualcosa che non va, una famiglia sana che sprona i propri figli e regala lezioni di vita come il non arrendersi mai oppure di prendere in mano la propria vita e non di farsi vivere da essa.
Ho amato tutti i personaggi della storia, dai protagonisti Kiran a Venice, a Holden migliore amico di Kiran, alla compagna di stanza di Venice, a Tex…
Ovviamente però no posso non essermi affezionata ai due protagonisti di questa storia, alla loro crescita personale e di coppia, una crescita interiore e anche fisica.
Venice ha subìto una grave violenza; nonostante il grande aiuto della famiglia e della psicologa, ancora si sente bloccata, non le piace essere toccata, si porta un gran peso dentro e ha gli incubi ogni notte di quella volta là, ma tutto cambia quando conosce lui, il tipico ragazzo che ha tutto, lo spaccone di turno bello che ne cambia una al giorno, Kiran, ma sotto tutte quelle apparenze, Kiran porta una maschera pesante, in fondo è un ragazzo d’oro dalle mille sorprese e dai mille interessi.
Una coppia che all’inizio si odia ma fra di loro scocca una scintilla che crescerà piano piano a causa di tante problematiche dei due, dall’orgoglio sempre presente della testa calda di Kiran che per più volte rischia di distruggere tutto ma un po’ grazie alla pazienza di Venice e un po’ alla razionalità (poca) di Kiran, riescono a superare i mille ostacoli che si presentano sul loro cammino.
Ho pianto molto (lo ammetto) ma riso anche tanto, ma io mi chiedo; cara autrice, certe battute (quasi sempre di Tex) come ti vengono?
«Spero ti venga il cagotto dopo aver pucciato il biscotto!»
C’è lì mi hai stesa letteralmente e poi la sorella di Venice che chiede sempre il brindisi? Ruba i vini pregiati al padre per i suoi drink, c’è, chiamatela furba…
Sullo stile di scrittura non ho molto da dire, lettura scorrevole come acqua (nonostante non sia propriamente piccino come libro, circa quattrocento pagine o poco più).
Sono presenti diversi POV di narrazione che si alternano fra Venice e Kiran, che ho apprezzato molto, per capire meglio le sensazioni che ogni personaggio provava in quella determinata situazione e immedesimarmi meglio con loro, come se fossi entrata nella storia e stessi nei loro luoghi a vivere con loro le giornate.
Conclusione? Non posso fare altro che dare cinque stelle a Paura di vivere scritto da Valentina C.
Il mese di marzo è iniziato bene, un libro che mi ha tirato fuori di prepotenza dal blocco del lettore e spero di continuare su questa linea d’onda per gli altri tre, che non vedo l’ora assolutamente di iniziare.
Veramente consigliato!
Una lettura coccola ma anche molto riflessiva che fa pensare, sulla crudeltà della vita e di certe persone ma che vuole lasciare il messaggio di combattere, lottare, perché di vita ce n’è una sola e bisogna viverla al meglio.
Certe età come la gioventù(adolescenza, non tornano indietro e finché si può bisogna divertirsi (con giudizio), fare esperienze e tracciare da soli le linee del nostro futuro, che sarà incerto, ma sicuramente ce lo costruiamo noi, e di no abbatterci se la vita ci butta giù o succedono cose che sembrano irrimediabili, l’importante è parlare e vedere che insieme a qualcuno nostro fidato, si può risolvere tutto.
«Perché mi hai portata qui?»
«Per farle sentire che non sono più solo e per dirle che sto cominciando a capire come si suona il cuore.»
Bene Reader, per oggi è tutto. Io ti mando un saluto virtuale e alla prossima!